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Immagine del redattoreProf.ssa Giovanna Ciarmatori

Il sacro bosco di Bomarzo: un sentiero incompreso

Un principe che dedica un giardino misterioso in onore dell’amata moglie defunta. Iscrizioni che invitano a cogliere il significato profondo e simbolico delle inquietanti e intriganti sculture. Questo è il Sacro bosco di Bomarzo, come veniva chiamato originalmente.

In seguito, però, ha passato ad essere conosciuto piuttosto col nome di Parco dei mostri, sebbene, come recita in un italiano arcaico l’iscrizione all’entrata, le statue, più che mostri, raffigurino «facce orrende, elefanti, leoni, orsi, orchi e draghi».

La tartaruga nel Parco di Bomarzo. Foto presa da Wikipedia Italia

Un messaggio non ancora decifrato

Ma andiamo per ordine. Bomarzo si trova nel Lazio, in provincia di Viterbo. Qui, nel XVI secolo, nel 1560 per l’esattezza, il principe di Bomarzo, Pierfrancesco II Orsini, detto il Vicino, ordinò all’architetto e antiquario Pirro Ligorio di realizzare un ‘bosco sacro’; mentre le rappresentazioni scultoree furono affidate a Simone Simoncelli, in arte Simone Moschino. I lavori conclusero nel 1580 e il parco fu dedicato alla moglie del principe, Giulia Farnese, che nel frattempo era deceduta.



Il bosco sacro si snoda come un labirinto in cui appaiono animali, figure mitologiche, a volte mostruose, e richiami alla storia, alle leggende e alle arti misteriche. In molti hanno invano tentato di interpretare il messaggio racchiuso dal percorso che si svolge all’ombra dei grandi alberi ormai secolari, anche perché, all’entrata, sotto una delle prime due statue, raffiguranti due sfingi, un tempo si leggeva (in un italiano ora piuttosto ostico, che è meglio tradurre) questo stimolante invito: «Tu che entri qui, lascia da parte la tua mente e dimmi poi se tante meraviglie siano fatte per inganno ovvero per arte».


Che vorranno dire?

Vicino all’entrata c’è la terrificante statua di un gigante che squarcia il corpo di un uomo. C’è chi pensa che rappresenti Ercole che uccide il ladro Caco (la cui sconfitta viene localizzata dal mito proprio nel Lazio), e c’è chi lo identifica con Orlando che, furioso per amore di Angelica, uccide un pastorello.

Un’altra statua sicuramente simbolica ma di difficile comprensione è quella che raffigura una tartaruga che sostiene una colonna, su cui poggia una vittoria alata, figura mitologica dell’antica Roma.


E poi c’è un elefante da guerra che afferra con la proboscide un soldato romano, probabile riferimento alle gesta del generale cartaginese Annibale, che portò guerra in Italia, terrorizzando i romani con i suoi pachidermi addestrati al combattimento.


Il mondo romano ritorna con varie figure, come le statue di divinità, tra cui Cerere, dea della natura e delle nascite, e un dio maschile dall’aspetto imponente, non si sa se Nettuno, dio del mare, o suo fratello Plutone, signore del regno dei morti.

In questo curioso sacro bosco, si trova anche una strana costruzione, denominata ‘Casa pendente’, un edificio che sarebbe una casa comune, se non fosse che è inclinata da un lato, e ad entrarci dentro ci si trova a camminare su un pavimento in pendenza. L’iscrizione che vi si legge recita:

«L’animo, riposando, diventa più prudente; quindi…».

Avresti il coraggio di entrare nella bocca di un mostro?

Nel parco ci sono anche enormi teste dalle sembianze terrificanti, raffigurate con la bocca aperta, come a voler divorare i visitatori. Una è quella del dio marino Proteo, capace di cambiare forma a piacimento, o Glauco, pescatore che, mangiando un’erba, divenne un dio del mare.

L'Orco. Foto di Livioandronico2013, presa da Wikipedia.

Un’altra è quella del cosiddetto Orco: se non ci si lascia intimorire e si attraversano le sue fauci spalancate, si può entrare all’interno di un ambiente dove c’è una tavola di pietra. Sul labbro superiore dell’Orco si legge la scritta: «Ogni pensiero vola». Forse un invito a non lasciarsi spaventare dai propri pensieri negativi e ad osare andare oltre affrontando le proprie paure?

Quindi, come avrete ormai capito, nel sacro bosco di Bomarzo si può passeggiare piacevolmente all’ombra degli alberi, godendosi l’incanto di un magnifico parco secolare, ma ci si può anche lasciar incuriosire dalle enigmatiche figure e provare a coglierne il misterioso filo conduttore. Chissà che non riusciate a decifrare ciò che finora è rimasto a tutti incomprensibile!

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