Roberto Saviano: la parola come arma contro il silenzio del potere
- Il ValRadicante Il giornale italiano online

- 12 nov
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Nel panorama letterario e giornalistico italiano contemporaneo, la figura di Roberto Saviano occupa un posto di assoluto rilievo, non solo per il valore della sua produzione intellettuale, ma per il significato civile e morale che essa incarna. Nato a Napoli il 22 settembre 1979, Saviano ha trasformato la scrittura in uno strumento di resistenza, facendo della parola un’arma contro l’omertà, la violenza e l’assuefazione collettiva alla presenza della criminalità organizzata. La sua è una voce che disturba e interroga, una voce che si erge solitaria in difesa della verità, anche a costo della libertà personale.
Le origini di un impegno civile
Cresciuto in Campania, regione storicamente segnata dall’ombra della Camorra, Saviano entra giovanissimo nel mondo del giornalismo, collaborando con testate come L’Espresso, Il Manifesto e La Repubblica. La sua formazione filosofica lo porta a coniugare l’analisi razionale con la tensione etica, e la sua scrittura assume fin da subito una connotazione di denuncia e testimonianza. La scelta di raccontare la realtà criminale non come fenomeno marginale, ma come struttura economica e culturale radicata nella società, definisce l’impronta del suo pensiero: per Saviano, comprendere la mafia significa svelare i meccanismi stessi del potere.
“Gomorra”: la rivoluzione della parola
Il punto di svolta arriva nel 2006, con la pubblicazione di Gomorra, opera che segna un prima e un dopo nella letteratura d’inchiesta italiana. Il libro – un intreccio di narrazione, reportage e analisi sociologica – esplora l’universo della Camorra napoletana e, in particolare, del clan dei Casalesi, mettendone in luce la dimensione economica e transnazionale. Saviano mostra come la criminalità non sia un residuo arcaico, ma una componente attiva del capitalismo contemporaneo, capace di infiltrarsi nei circuiti globali della finanza, del commercio e dell’edilizia.
Il linguaggio di Gomorra è potente, diretto e lirico al tempo stesso. L’autore sceglie un registro narrativo che supera il giornalismo tradizionale: non si limita a informare, ma a scuotere la coscienza collettiva. Il successo è immediato e travolgente: milioni di copie vendute, traduzioni in oltre cinquanta lingue, adattamenti cinematografici e televisivi di fama internazionale. Tuttavia, insieme alla fama arriva anche la condanna alla vita sotto scorta, imposta dalle minacce di morte dei clan camorristici. Da quel momento, Saviano diventa un simbolo della libertà di espressione e del prezzo che essa può comportare.
Una vita in esilio interiore Roberto Saviano
Vivere sotto protezione significa, per Saviano, perdere la quotidianità e ogni forma di anonimato. Egli stesso ha descritto la sua condizione come una “reclusione civile”: una libertà limitata, ma al tempo stesso piena di significato etico. Questa esistenza costantemente sorvegliata diventa parte integrante della sua identità pubblica e del suo percorso letterario. Nei suoi scritti successivi, l’autore riflette spesso sul potere della parola come strumento di liberazione e sulla solitudine di chi sceglie di opporsi ai poteri occulti.
Tra inchiesta e letteratura: le opere successive
Dopo Gomorra, Saviano consolida il suo ruolo di intellettuale impegnato attraverso una serie di opere che ampliano il suo sguardo oltre i confini italiani. In ZeroZeroZero (2013), esplora l’universo del traffico globale di cocaina, rivelando le connessioni economiche e politiche che alimentano un mercato capace di muovere capitali immensi e di corrompere interi sistemi istituzionali.Con La paranza dei bambini (2016) e il successivo Bacio feroce (2017), invece, racconta la nuova generazione di criminali napoletani: adolescenti senza prospettive, sedotti dal potere delle armi e del denaro. Attraverso di loro, Saviano mette a nudo l’assenza di valori e di futuro che caratterizza una parte della gioventù contemporanea. Il film tratto da La paranza dei bambini riceverà nel 2019 l’Orso d’argento alla Berlinale, confermando la potenza universale del suo messaggio.
Con Solo è il coraggio (2022), dedicato alla memoria di Giovanni Falcone, Saviano celebra l’eroismo civile e la forza morale di chi ha sacrificato la vita nella lotta contro la mafia. L’opera, di forte intensità emotiva, si configura come una riflessione sulla solitudine del giusto e sulla responsabilità di ricordare.

L’eredità di un intellettuale scomodo
Roberto Saviano non è soltanto uno scrittore: è un simbolo della libertà di pensiero, un intellettuale che ha trasformato la denuncia in una forma d’arte. Il suo linguaggio, colto e incisivo, rompe i confini tra letteratura, giornalismo e filosofia morale. Attraverso la sua opera, Saviano invita a non restare indifferenti, a riconoscere la forza della verità anche quando è scomoda o dolorosa.
In un’epoca in cui il silenzio spesso prevale sul coraggio, la sua voce continua a ricordare che la parola — se onesta e consapevole — può ancora essere un atto di resistenza. E che, come egli stesso afferma, “la bellezza del raccontare la verità è che nessuno potrà mai farla tacere del tutto”.



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