Treviso: tra storia, linguaggio e leggenda. L’identità di una città dai “tre visi”
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- 10 nov
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Nel cuore del Veneto, circondata da una campagna fertile e attraversata da acque limpide che scorrono silenziose tra calli, ponti e portici, sorge Treviso, una città che incarna con rara eleganza la sintesi tra memoria storica, equilibrio urbano e sensibilità estetica. Definita spesso “piccola Venezia di terraferma”, Treviso è una città che conserva un’anima duplice — o, come suggerisce la leggenda, triplice — nella quale si riflettono secoli di cultura, laboriosità e armonia civile.
Le origini antiche di Tarvisium
Le origini di Treviso affondano in epoche remote. Prima ancora della romanizzazione, l’area era abitata dai Veneti antichi, un popolo dedito al commercio e all’agricoltura, in contatto con Greci ed Etruschi. Quando Roma estese la propria influenza nella regione, nel II secolo a.C., la città assunse la denominazione di Tarvisium, divenendo municipium romano e nodo strategico tra la pianura veneta e i primi rilievi prealpini.
Il nome Tarvisium appare per la prima volta in testi latini di età imperiale, tra cui le opere di Plinio il Vecchio. La città si sviluppò lungo un asse viario che collegava Altinum (l’attuale Altino) con le regioni alpine e danubiane, conferendole un ruolo di rilievo economico e militare. Dopo la caduta dell’Impero, Treviso visse le alterne vicende del Medioevo, divenendo libero comune nel XII secolo e, dal 1339, entrando a far parte della Serenissima Repubblica di Venezia, con cui condivise cinque secoli di prosperità e stabilità.
Evoluzione linguistica ed etimologica del nome
La trasformazione del nome da Tarvisium a Treviso è un processo linguistico complesso, frutto di stratificazioni fonetiche e culturali. Durante il periodo tardoantico e altomedievale, il latino classico cedette progressivamente il passo al latino volgare e, in seguito, alle prime forme del veneto medievale. Tarvisium divenne così Trevixum, poi Trevisum e infine Treviso.
L’origine del termine latino resta oggetto di dibattito. Alcuni studiosi ritengono che derivi da una radice celtica o venetica, forse tarv- o trev-, che in lingua gallica poteva significare “villaggio” (trev) oppure “toro” (tarvos), animale sacro in molte culture indoeuropee. In questa prospettiva, Tarvisium potrebbe essere interpretato come “luogo del toro sacro” o “insediamento fortificato”, a testimonianza dell’antichità pre-romana del toponimo.
La forma moderna “Treviso”, consolidatasi tra il XIII e il XV secolo, riflette dunque una naturale evoluzione linguistica più che un’invenzione recente. Tuttavia, a partire dal Rinascimento, accanto all’etimologia filologica, fiorì una lettura simbolica e poetica del nome, che avrebbe dato origine alla celebre leggenda dei “tre visi”.
La leggenda dei tre visi: simbolismo e identità cittadina
Secondo la tradizione popolare, il nome della città deriverebbe non da un remoto termine latino o celtico, bensì dalla presenza di “tre visi”, ovvero tre volti che rappresentano le diverse anime di Treviso.È una leggenda tardiva, sorta probabilmente in epoca rinascimentale, quando gli umanisti e i cronisti locali cercavano nei nomi delle città significati allegorici capaci di rifletterne lo spirito.
I “tre visi” sarebbero dunque tre aspetti simbolici della città:
Il viso gentile e accogliente, immagine della cortesia e del garbo dei suoi abitanti, noti per il temperamento pacato e ospitale;
Il viso nobile e artistico, che si manifesta nei palazzi affrescati, nei canali, nei chiostri e nelle chiese che raccontano secoli di civiltà veneziana;
Il viso laborioso e rurale, eredità di una terra che ha fatto della sapienza agricola, del vino e del radicchio rosso i propri emblemi identitari.
Questa interpretazione, pur priva di fondamento linguistico, è divenuta parte integrante dell’immaginario cittadino, tanto che ancora oggi viene evocata nei testi turistici e letterari come simbolo dell’armonia tra natura, arte e umanità che contraddistingue Treviso.
Treviso tra passato e presente
Oggi Treviso si presenta come una città che ha saputo conservare la propria identità storica pur aprendosi alla modernità. Le sue mura cinquecentesche, erette a difesa della città durante il dominio veneziano, abbracciano un centro storico ricco di ponti, portici e affreschi che testimoniano una raffinata cultura civica, Al contempo, Treviso è sede di importanti aziende e marchi internazionali — dalla moda all’industria tecnologica — e centro di eccellenza enogastronomica, patria del Tiramisù e culla del Prosecco DOCG.
La città continua così a mostrare, metaforicamente, i suoi “tre visi”: l’arte del passato, la grazia del presente e la vitalità del futuro.

Conclusione
In Treviso si intrecciano in modo esemplare filologia e mito, storia e poesia. Da un lato, la derivazione storica del suo nome da Tarvisium testimonia le radici antiche e romane della città; dall’altro, la leggenda dei “tre visi” offre una chiave simbolica che ne interpreta l’anima poliedrica.Treviso non è soltanto un toponimo o un centro urbano: è un organismo vivente, una città che sa essere gentile, nobile e operosa, specchio fedele di quella civiltà veneta che, nel corso dei secoli, ha saputo trasformare la propria storia in bellezza quotidiana.



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