I vigneti del Veneto: geografie del gusto, memorie rurali e innovazione enologica
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- 4 giorni fa
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Nel vasto panorama vitivinicolo italiano, il Veneto emerge come una regione paradigmatica, capace di coniugare con rara maestria tradizione storica, ricchezza paesaggistica e modernità produttiva. L’immagine dei suoi vigneti, ordinati in filari che si arrampicano sui pendii collinari o si distendono nelle pianure solcate da fiumi antichi, racconta una storia che attraversa secoli di coltivazioni, scambi commerciali e saperi contadini. Analizzare il Veneto attraverso le sue vigne significa dunque leggere un complesso sistema culturale in cui ambiente, economia e identità si intrecciano in modo indissolubile.
Un mosaico territoriale: dalle colline UNESCO alle pianure alluvionali
La prima dimensione che colpisce l’osservatore è la straordinaria eterogeneità geomorfologica del Veneto. Le colline di Conegliano e Valdobbiadene, insignite del riconoscimento UNESCO, rappresentano uno degli esempi più affascinanti di paesaggio vitato modellato dall’uomo. I terrazzamenti, chiamati ciglioni, testimoniano una pratica agricola secolare, nata dalla necessità di addomesticare pendii impervi e trasformarli in superfici coltivabili.
Accanto a queste forme spettacolari si estende un territorio altrettanto significativo: la Valpolicella, con le sue valli che si insinuano tra il Lago di Garda e le Prealpi; i Colli Euganei, antichi rilievi vulcanici che conferiscono ai suoli una mineralità distintiva; i Colli Berici, sede di una viticoltura elegante e meno nota al grande pubblico; fino alle vaste pianure alluvionali, dove la vite trova spazio in sistemi agricoli razionali e strutturati. Questa pluralità di ambienti crea un repertorio enologico estremamente diversificato, in cui ogni area produce vini dotati di una propria identità organolettica.
Tradizione storica e trasformazioni contemporanee
La radice storica della viticoltura veneta è profonda e consolidata. Documenti romani, testimonianze medievali e memorie tardo-rinascimentali confermano il ruolo centrale della vite nell’economia e nella cultura regionale. Se durante il medioevo furono soprattutto i monasteri a custodire e diffondere le tecniche di coltivazione, l’età della Serenissima vide la nascita di una vera e propria economia del vino, legata ai traffici della Repubblica di Venezia.
Il Novecento inaugurò invece una stagione di rinnovamenti decisivi: dalla diffusione delle prime sperimentazioni agronomiche presso le scuole enologiche di Conegliano, alla progressiva modernizzazione delle cantine e alla nascita, nel secondo dopoguerra, di un tessuto produttivo altamente specializzato. Oggi il Veneto rappresenta uno dei centri più dinamici del settore vitivinicolo europeo, grazie a una combinazione di innovazione scientifica, sostenibilità ambientale e valorizzazione dei vitigni autoctoni.
I vitigni simbolo: identità liquide di un territorio complesso
L’immenso patrimonio varietale della regione rende difficile un elenco esaustivo, ma alcuni vitigni incarnano più di altri l’identità veneta.
La Glera, protagonista del Prosecco, esprime nei suoi profumi floreali e nella leggerezza delle sue bollicine la dimensione più conviviale del territorio. Nei comprensori di Conegliano e Valdobbiadene, la Glera diventa un segno distintivo del paesaggio e della cultura locale.
La Corvina, insieme a Corvinone e Rondinella, è la matrice dell’Amarone e del Recioto della Valpolicella. Qui la vite dialoga con la pietra, con le valli ombrose e con la pratica dell’appassimento, generando vini potenti, profondi, strutturati.
La Garganega, regina di Soave, manifesta una finezza minerale e una longevità sorprendente, testimonianza dei terreni vulcanici che caratterizzano l’area.
La Turbiana, coltivata nel comprensorio del Lugana, rappresenta una delle rivelazioni più significative dell’enologia contemporanea: un vitigno antico che ha saputo rinnovarsi nella sensibilità del gusto moderno.
Accanto ai vitigni autoctoni, il Veneto ospita anche grandi varietà internazionali – come Merlot, Cabernet e Pinot Grigio – che qui hanno trovato un habitat fertile, dando origine a produzioni di alta qualità.
Paesaggio, economia e cultura: l’altra vita dei vigneti
I vigneti del Veneto non sono semplicemente luoghi di produzione: costituiscono un patrimonio culturale, paesaggistico ed economico che influisce in modo determinante sulla vita delle comunità locali. L’enoturismo, in costante crescita, offre itinerari tra cantine storiche, ville venete, percorsi naturalistici e borghi rurali. Le Strade del Vino, distribuite nelle diverse province, rappresentano un sistema integrato che unisce gusto, storia e valorizzazione territoriale.
La vitivinicoltura veneta ha inoltre sviluppato modelli avanzati di sostenibilità: riduzione dei trattamenti fitosanitari, recupero delle acque, energie rinnovabili e salvaguardia della biodiversità. Si tratta di un processo complesso e in continua evoluzione, che testimonia una crescente consapevolezza ambientale.

il Veneto come laboratorio enologico contemporaneo
Osservare i vigneti del Veneto significa entrare in un laboratorio enologico in cui tradizione e innovazione dialogano con straordinaria armonia. È una regione che non si limita a produrre vino, ma che attribuisce alla viticoltura un ruolo identitario profondo: un patrimonio materiale e simbolico, capace di raccontare storie di lavoro, paesaggi e comunità.



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